sabato 19 dicembre 2015

Beati perché benedetti

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Luca (1, 39 – 45 ) - IV Domenica di Avvento
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».


COMMENTO
La fretta con cui Maria raggiunge Elisabetta ( forse Ain Karim, ad appena 6 km da Gerusalemme ) non è la nostra ansia, ma la sollecitudine di una missione di gioia da compiere. Come l’angelo Gabriele invita Maria a rallegrarsi (Lc 1,26) così ora lei porta il saluto ad Elisabetta e fa sussultare il bimbo nel suo grembo. La gioia è diffusiva e non sopporta lentezze, la gioia si comunica dalle viscere, dal grembo di Maria a quello di Elisabetta.


Dice Papa Francesco nella Evangelii Gaudium: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono libera­ti dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia” (EG 1)

Le parole di Elisabetta saranno fissate per sempre nella seconda frase della prima parte dell’Ave Maria: “Benedetto tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno”. Benedetta perché? Perché su di lei è scesa la scelta gratuita del Signore. Ma Maria è beata, cioè felice, perché ha creduto “nell’adempimento delle parole del Signore”. La chiamata di Dio cerca sempre una risposta, la benevolenza divina attende sempre l’accoglienza della fede. Maria è beata perché ha creduto che Dio salva proprio facendosi carne nel suo figlio Gesù. Noi siamo beati, cioè felici se almeno accettiamo come possibilità la presenza di Dio nel mondo attraverso la venuta di Gesù nel mondo.

Nell’esclamazione di Elisabetta “a che debbo che la madre del Signore venga a me” c’è tutto lo stupore per il dono immeritato. Come dire: A che debbo tutto questo? “non so cosa ho fatto per meritarmi tutto questo”. La salvezza di Cristo è gratis. Dio ci salva gratis in Cristo Gesù (cfr CCC 2008) e il nostro merito è accogliere la sua chiamata alla salvezza. Dio ci salva gratis ma, attenzione, non per forza!

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