sabato 12 dicembre 2015

La buona notizia che comincia da me

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Luca (3, 10-18 ) - III Domenica di Avvento
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

COMMENTO
Giovanni Battista è un profeta perché ha accolto con animo limpido e onesto la Parola di Dio che è scesa su di lui e per questo è in grado di riconoscere i segni dei tempi; ricordiamo invece l’ammonimento severo che Gesù farà alle folle che vivono nell’ipocrisia:"Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto? ( Lc 12, 56 - 57).


Giovanni percepisce imminente l’arrivo di colui che porterà la giustizia finale e allora chiede a tutti di raccordarsi già da subito ad essa, di eliminare tutto quello che impedirebbe di gioire, di godere, di beneficiare di questa nuova realtà. Allora chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha neppure una. Chi ha da mangiare in abbondanza si faccia carico di chi ha fame. Il pubblico funzionario e il militare si accontentino della loro paga e non estorcano il di più. Giovanni non esige di lasciare quelle professioni che spesso inducevano alla disonestà e al crimine, ma chiede di trovare in esse una via di giustizia.

Questo ci deve far capire, primo, che in qualsiasi situazione della vita si può vivere il Vangelo; non ci sono dei contesti sociali e di lavoro che a priori mi impediranno di vivere il Vangelo. Non dobbiamo dire che siccome faccio un certo lavoro allora non posso essere cristiano.

Secondariamente dobbiamo capire che la preparazione delle vie del Signore, il riempire i burroni e lo spianare i colli e i monti delle ingiustizie deve iniziare da me, dalla mia vita; quanto è facile scagliarsi contro gli scandali degli altri, contro le incoerenze di alcuni uomini di chiesa, senza però preoccuparsi minimamente della sobrietà della propria vita, della capacità di condividere il proprio di più di risorse materiali e di tempo con chi non ne ha. San Francesco ha chiesto anzitutto per sé la povertà di Cristo prima di proporla al mondo! La prima denuncia è l’annuncio della vita.

Un desiderio sincerità di verità allora spianerà la via alla venuta di Cristo, il vero e unico sposo dell’umanità che ci permette fin dal giorno del Battesimo di gridare in verità “Abbà Padre!”. Cristo ci dona lo Spirito, quel fuoco vivo che purifica i nostri cuori.


La fede cristiana è anzitutto esperienza di un Amore divino che irrompe nella vita e al cui calore tutto diviene vile e inconsistente; è esperienza di Cristo, un incontro possibile in ogni istante della nostra vita. Senza questo stupore la fede rischia il moralismo e ricerca di una salvezza “fai-da-te”.

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