di fra Damiano Angelucci
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14,23-29) - V domenica di Pasqua
In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a
lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie
parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha
mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo
Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e
vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi
rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho
detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
COMMENTO
In
una delle sue prime riflessioni, Papa Francesco ha paragonato il cuore
dell’uomo a una casa, e rifacendosi all’esempio fatto anche da Gesù nel Vangelo,
ha esortato a fare ben attenzione a chi e a che cosa entra nella casa del
nostro cuore. A volte entrano pensieri
cattivi, cioè cattive ispirazioni, cattive intenzioni che possono turbarci e
togliere la pace; altre volte invece entrano spiriti amici, cioè delle buone
ispirazioni che orientano al bene i nostri desideri e le nostre scelte, piccole o grandi, della
nostra giornata.
Mi
sembra che in questo brano del Vangelo proprio a questo Gesù ci esorti: vivere
nel suo amore, fidarsi e affidarsi alla sua Parola, obbedire ai suoi
comandamenti non in maniera fredda, distaccata, come per paura di un castigo
(perché chi teme non è perfetto nell’amore) ma per la certezza di fede che nei
suoi precetti di vita c’è pace e gioia vera per la vita dell’uomo. Non come la
dà il mondo Gesù può darci la pace, perché la pace può venirci solo dallo stare
alla sua presenza, dal permettere a Lui di prendere dimora nella nostra
coscienza, Lui che solo conosce per che cosa siamo fatti e il percorso della
nostra felicità.
“Ascoltare
Israele” ; è questo l’inizio di un brano della Bibbia che gli ebrei ripetevano
tutti i giorni, per ricordare che il primo comandamento è l’ascolto della
parola e della volontà di Dio. Dalla sua Parola provengono le buone ispirazioni
che orientano al Bene sommo tutto ciò che facciamo e progettiamo; così facendo
la nostra casa, il nostro cuore è custodito e protetto dal male e Dio può
prendere dimora, può trovare accoglienza permanente.
Nell’Apocalisse il Signore
dice “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre
la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me ( Ap 3,20 ). Nella
nostra giornata affollano le nostre orecchie tanti messaggi pubblicitari,
consigli per gli acquisti, proposte di vario tipo, ma il Signore continua
sempre, nelle occasioni più impensabili e semplici a sussurrarci le sue parole.
Non corriamo il rischio di lasciargli la porta chiusa. Lui porta la pace vera!
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