Pubblichiamo le risposte alla quattro domande più scottanti del nostro ultimo incontro, Innamoramento=Amore?
1. Come si capisce che l’innamoramento è finito? È proprio necessario passare per la delusione?
L’innamoramento accende e intreccia
una relazione speciale tra due persone, si guarda l’altro e ci si sente
guardati dall’altro in un modo unico, si avverte nel cuore la chiara percezione
che l’amato/a era la persona attesa da lungo tempo – «dove eri finora?» si
chiedono gli innamorati – , quegli occhi pieni di amore e stupore puntati su di
noi checi segnano come una nuova nascita.
L’innamorato è come ri-partorito nell’amore, ci si sente vivi per la prima volta, scompare il bisogno di apparire, di mettersi in mostra, di guadagnarsi l’affetto per mezzo di prestazioni personali, perché ci si sente accolti e amati per se stessi. Questa prima fase dell’amore, in cui la persona amata è nientemeno che perfetta, idealizzata, è però temporanea e transitoria. È un’illusione, che presto la realtà verrà a smascherare, pensare di potersi mantenere per sempre in questa condizione estatica. Allora come si comprende che è terminata la prima fase dell’amore che è l’innamoramento? Questo avviene quando le nostre proiezioni e idealizzazioni sull’amato si sgonfiano e inizia ad emergere la persona reale, che è inevitabilmente segnata da molti limiti, prima rimasti nell’ombra. La delusione è un passaggio inevitabile – provate a chiedere alle coppie che conoscete quante volte si sono delusi a vicenda –, è un benefico ancorché doloroso risveglio alla realtà che ci introduce nel cammino di una vera conoscenza e accettazione dell’altro. L’altro inizia ad emergere per quello che è realmente, con il suo carattere e la sua personalità, con i suoi pregi e i suoi difetti, con le sue qualità e le sue debolezze, e questo ci pone dinanzi a una scelta. Si può scegliere di fuggire, come fanno molte persone quando la realtà mostra il suo volto crudo e faticoso, e rifugiarsi nel sogno di una relazione ideale, o si può percorrere la via dell’accoglienza impegnativa ma reale dell’altro per come è veramente. Se avremo il coraggio di questa seconda opzione, scopriremo l’altro nella sua diversità, a volte fastidiosa e persino intollerabile, dovremo chiedere di fare un passo indietro alle nostre aspettative, e se vorremo amarlo per quello che è e averne cura, lo aiuteremo a far emergere il meglio di se stesso, non di quello che vogliamo noi. Costruiremo veramente una storia condivisa e creeremo una realtà nuova, quel noi che è l’unione nell’amore di due diversità.
L’innamorato è come ri-partorito nell’amore, ci si sente vivi per la prima volta, scompare il bisogno di apparire, di mettersi in mostra, di guadagnarsi l’affetto per mezzo di prestazioni personali, perché ci si sente accolti e amati per se stessi. Questa prima fase dell’amore, in cui la persona amata è nientemeno che perfetta, idealizzata, è però temporanea e transitoria. È un’illusione, che presto la realtà verrà a smascherare, pensare di potersi mantenere per sempre in questa condizione estatica. Allora come si comprende che è terminata la prima fase dell’amore che è l’innamoramento? Questo avviene quando le nostre proiezioni e idealizzazioni sull’amato si sgonfiano e inizia ad emergere la persona reale, che è inevitabilmente segnata da molti limiti, prima rimasti nell’ombra. La delusione è un passaggio inevitabile – provate a chiedere alle coppie che conoscete quante volte si sono delusi a vicenda –, è un benefico ancorché doloroso risveglio alla realtà che ci introduce nel cammino di una vera conoscenza e accettazione dell’altro. L’altro inizia ad emergere per quello che è realmente, con il suo carattere e la sua personalità, con i suoi pregi e i suoi difetti, con le sue qualità e le sue debolezze, e questo ci pone dinanzi a una scelta. Si può scegliere di fuggire, come fanno molte persone quando la realtà mostra il suo volto crudo e faticoso, e rifugiarsi nel sogno di una relazione ideale, o si può percorrere la via dell’accoglienza impegnativa ma reale dell’altro per come è veramente. Se avremo il coraggio di questa seconda opzione, scopriremo l’altro nella sua diversità, a volte fastidiosa e persino intollerabile, dovremo chiedere di fare un passo indietro alle nostre aspettative, e se vorremo amarlo per quello che è e averne cura, lo aiuteremo a far emergere il meglio di se stesso, non di quello che vogliamo noi. Costruiremo veramente una storia condivisa e creeremo una realtà nuova, quel noi che è l’unione nell’amore di due diversità.
2. Può
capitare più volte a una coppia di entrare nel tunnel durante la vita?
Se il primo passaggio
dall’innamoramento all’amore è segnato dal tunnel della delusione, dove le
nostre aspettative sotto i colpi della realtà dell’altro subiscono una prima
frustrazione, questa condizione può certamente ripetersi nel cammino che una
relazione compie negli anni. La storia che una coppia costruisce è sempre in
divenire e le persone che la costruiscono cambiano nel tempo, affrontano nuove
sfide e si confrontano con situazioni inattese, sviluppano nuovi aspetti della
propria personalità e ne lasciano cadere altri, e ciò significa che la coppia
va incontro a un gioco fluido di continui adattamenti. In questa evoluzione
della vita di coppia, se non si pone alla base la volontà di amarsi, oltre le fatiche e le ferite che ci si infligge
reciprocamente, il rapporto devia il suo punto d’appoggio sul fondamento
instabile del sentimento e così viene sballottato a destra e a sinistra, e alla
fine cade disorientato. Dunque, il
sentimento iniziale dell’amore è chiamato a maturare e divenire un atto di
volontà, la volontà di amare l’altro. Solo quando l’amore acquista la
solidità della volontà, diviene capace di prendersi cura dell’altro in maniera
permanente fino a giungere a soffrire per lui e per il suo bene, e così
offrirgli a sua volta, sempre e di nuovo, la possibilità di vivere fino in
fondo l’amore.
3. L’amore
può essere eterno?
Dice un sarcastico proverbio: «L'amore fa passare il tempo
e il tempo fa passare l'amore». La saggezza popolare espone in tal modo il
timore condiviso che, a lungo andare, l’amore sia destinato in maniera
inesorabile a finire. Eppure, quando nasce l’amore non conosce altra misura che
il tutto e il per sempre. La persona innamorata si sente obbligata interiormente
ad impegnarsi, a stabilire un patto, un giuramento, si lancia in una promessa
ardita, si appropria di parole enormi, come quando dice: «ti amerò per sempre» o «non ti lascerò mai». Innamorarsi è un’esperienza così
straordinaria che giustifica il nostro respingere come intollerabile l’idea che
questo sentimento debba essere transitorio. Questo aspetto fa riflettere.
L’innamoramento è un punto d’accesso alla verità dell’amore, una rivelazione
folgorante che anticipa ciò l’amore è chiamato a diventare, un dono totale e
definitivo, in ultimo una condizione di eternità. L’amore quando nasce ci
catapulta dentro una condizione del tutto nuova nella quale non vige la logica
dell’egoismo e del tornaconto ma pianta al centro della nostra vita
l’attenzione per l’altro, in un momento ci fa intravedere la meta per metterci
in cammino verso di essa. Allora quella dimensione di totalità e di eternità
che l’esperienza dell’innamoramento fa vivere all’inizio, è un pregustare ciò
che ciascuno di noi è chiamato a diventare, una manifestazione vivente di
quell’«amor che move il sole e l’altre stelle». L’amore non solo può ma è per statuto eterno, esso rappresenta la
materia prima e il sostegno dell’universo, è la fonte dell’essere perché «Dio è
amore» e tutto ha creato per amore. Allora, «quando un giorno vedremo il
volto di Dio, capiremo di averlo sempre conosciuto. Egli ha fatto parte di
tutte le nostre innocenti esperienze d’amore terreno, creandole, sostenendole,
e muovendole, instante dopo istante, dall’interno» (C.S. Lewis, I quattro amori). Tutto ciò che in esse
era autentico amore, anche qui sulla terra, sarà il ponte sul quale solcheremo
le barriere del tempo e la nostra vera eredità nei cieli. L’amore che avremo appreso a vivere in questa terra, sarà la forma
eterna che la nostra persona indosserà nell’eternità.
4. Se innamorarsi del
Signore è come innamorarsi di una donna, quanto sono lontano dal Signore! Però
visto attraverso gli occhi dell’amata, si accorcia la distanza?
La vicinanza o lontananza dal Signore non si misura dall’intensità del
sentimento che sentiamo nel cuore. Quello è un dono dall’alto che va e viene – nella
vita spirituale si alternano momenti di grande commozione interiore a momenti
di assoluta aridità –, è un regalo che non si conquista e che nessuno può
pretendere di meritarsi, ma solo cercare e attendere con tutte le forze.
L’essere vicini al Signore consiste piuttosto nell’aprire il cuore al desiderio
di Lui e a vivere in ciò che a lui piace, nella ricerca costante e quotidiana
della sua volontà sulla nostra vita, nel tentare di scorgere e realizzare il
suo desiderio di felicità sui nostri passi. Chi vive in questa condizione è più
vicino al Signore di colui al quale il Signore ha concesso la grazia di
un’esperienza viva della sua presenza. Vive vicino al Signore chi è incollato
alla sua volontà, che è sempre la nostra più profonda gioia perché è ciò che
meglio risponde ai nostri più profondi desideri.
A ciascuno il Signore viene incontro in modi e tempi diversi, in
maniera spesso così silenziosa da essere inavvertita, con esperienze ordinarie
e straordinarie, con incontri e avvenimenti, con tutto ciò di cui è fatta la
nostra vita. Questo cammino è scandito da tappe che non seguono uno schema
preordinato, per cui è difficile comparare le storie delle persone. Ma il
denominatore comune è che Egli desidera accompagnare la storia di ciascuna
persona in un modo unico, per portarla a fare della sua vita un dono d’amore, a
partecipare di quell’amore che si è reso manifesto nella vita del Figlio di
Dio. E la via che traccia dinanzi ai nostri passi, la cosiddetta «vocazione», è
il modo che egli ha ideato per noi, il più rispondente alla nostra persona,
perché quella sarà la strada in cui egli potrà amare meglio. Allora non ci sono
strade di serie A e di serie B, la strada migliore è quella che Dio, colui che
ti conosce meglio di chiunque altro, ha pensato per te perché tu viva a pieno
la realtà dell’amore e la tua gioia sia
piena.
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