giovedì 7 febbraio 2013

Si impara ad amare?

Queste sono le risposte alle quattro domande più scottanti del nostro ultimo incontro, Si impara ad amare?:

1 - Come distinguere l’amore dall’egoismo? (Amo lei o ciò che mi fa provare?)  
Amore ed egoismo sono due forze diametralmente opposte. L’egoismo è una forza centripeta, attira verso il centro ciò che è esterno, l’amore è una forza centrifuga, espande verso l’esterno ciò che si porta dentro. In noi queste due forme si mescolano e assumono le sfumature più varie, tanto che presunte manifestazioni d’amore non sono che egoismi mascherati e, al contrario, azioni che ci sembrano egoistiche possono essere dettate da motivi profondamente altruistici. 
Imparare l’arte dell’amore significa spostare il centro d’attenzione da noi stessi all’altro. Così le sensazioni che la persona amata ci fa provare sono qualcosa di meraviglioso, ma sono solo il primo passo dell’amore, che crescendo vuole rovesciare la prospettiva e traslocare il centro di gravità dal proprio ombelico al bene dell’altro, e quindi a ciò che noi per primi possiamo fare per realizzarlo. Altrimenti condanneremo le persone che amiamo al dovere di regalarci continuamente sensazioni, e quando non lo faranno, saremo lì ad incolparli che “non proviamo più niente” e troncheremo la relazione. Amare è trovare la propria ricchezza al di fuori di se stessi! 

2 - Chi non pensa, vuol dire che non ama?  
Immagino che questa domanda, volutamente provocatoria, sia nata in reazione alla mia affermazione che nell’amore in quanto forza straordinaria che ci avvolge e travolge, non ci vuole meno ragione ma “il doppio di testa”. Certo, non si può dedurre che chi non pensa non ama – tutti amiamo e vogliamo essere amati –  ma noi siamo troppo abituati a pensare cuore e testa come due organi che lavorano in maniera indipendente, ci inganniamo pensando che l’intelligenza quando entra nella regione del cuore diventa soffocante perché ne blocca la spontaneità e ne soffoca i sentimenti, e questa è una grande bufala. Amore e intelligenza si illuminano reciprocamente. E se l’amore, in tutte le sue forme non chiede aiuto alla ragione, andrà spesso fuori strada, a danno proprio e degli altri. Solo per fare un esempio: pensate a quanto danno può fare l’amore quando non comprende di essere iperprotettivo e soffocante, quando non rispetta la diversità dell’altro, quando non sa capire il momento giusto o attendere i tempi di maturazione, quando è accecato dall’orgoglio e vuole averla vinta a tutti i costi. Mettere un po’ di sale non solo nella zucca ma anche nel cuore, vuol dire dargli gusto e evitare che si rovini. Provare per credere!

3 - A quale “scuola” bisogna andare per imparare ad amare? E quando si è sicuri di poter essere promossi?   
Nell’amore come nella studio, gli indirizzi sono molteplici. Io propongo una scuola oggi fuori moda, ma poiché la frequento e ne sperimento la bontà dei frutti, non ho timore nel presentarla. Anzi, sono sicuro che se la provi vedrai crescere e maturare il tuo amore. È la scuola del Vangelo, dove si trova quella vita meravigliosa che è la vita di Gesù Cristo. Come lui, siamo chiamati a fare della nostra vita un dono, un regalo inatteso per chi ci incontra. «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8). Dio ci ama senza condizione ed è un amore così bello e puro, che come un vero dono, non fa neanche percepire il dovere di contraccambiare (non come certi regali, che non appena li riceviamo, ci costringono a pensare cosa dobbiamo regalare in cambio!). Un dono d’amore in questo senso, rappresenta un atto di nascita, una novità inattesa che rigenera chi lo riceve. «La generosità è generazione». Diceva Don Oreste Benzi: «Non lasciarti inquinare dal calcolo di quanto puoi guadagnare o perdere negli atti che compi, chiediti solo quanto puoi amare gratuitamente. Meno ricevi, tanto più sei figlio di Dio che ama gratuitamente. Dio quando ci ha creati non ha pensato a quanto avrebbe guadagnato creandoci. Egli invece ha pensato a quanta gioia ci avrebbe donato. Così non pensare a quanto puoi ricevere, ma pensa a quanto gioia dai perché sei stato creato a immagine e somiglianza di Dio». Così ogni gesto d’amore sarà una promozione. 

4 - Le sofferenze dell’amore sono equiparabili all’amore che si prova? Amo tanto, soffro tanto?
Se non interpreto male, la domanda chiede se l’amore implichi di per sé la sofferenza, e se i livelli dell’amore e della sofferenza crescano in maniera reciproca. Certamente, amore e dolore sono intrecciati in maniera misteriosa. E questo è vero fin dal primo momento: quando ci innamoriamo veniamo come avvolti dalla costante e luminosa presenza della amato/a e al tempo stesso ci si pianta nello stomaco un’insicurezza, un magone che il nostro amore non venga corrisposto. Nell’amore, in tutte le sue fasi, sempre ci si espone all’altro, si diventa vulnerabili perché si consegna all’altro la parte più intima e preziosa di noi, quella che normalmente teniamo chiusa. Nell’amore quella stanza segreta si apre per farci abitare anche la persona amata e, se ci sarà da soffrire, soffriremo. Ma una vita senza questo coinvolgimento diventa piatta, scialba, insipida e insignificante.  «Per chi intraprende cose belle, è bello anche soffrire» (Platone, Fedro).

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