domenica 3 febbraio 2013

Il mondo a testa in giù

Cari amici e amiche,
per entrare in casa di qualcuno si bussa alla porta o si pigia il campanello, l’uscio si apre e subito giunge dal padrone di casa il caloroso e cordiale saluto di benvenuto. In un blog come si fa a darvi il benvenuto? Beh, non abbiamo una risposta precisa ma l’importante è che voi che entrate in questa pagina sappiate che...
benvenuti lo siete davvero.
Questo che abbiamo desiderato ritagliarci nel mondo della rete, è un semplice luogo francescano, anzi no, non un luogo, ma un ponte, un filo, una linea di collegamento tra le mura antiche del nostro convento e il mare libero della rete. E la rete a noi frati cappuccini piace – eccome se piace! – perché è un intreccio sterminato di nodi che servono a raccogliere vita. E poi, perdonate la deformazione professionale, ci ricordano quei nodi che portiamo al cingolo che stanno lì a dichiarare che la vita senza nodi è una vita senza forma, perché un nodo è una decisione che sì, stringe e costringe, ma che proprio in quanto tale – e lo so che vi sembrerà un paradosso – libera e realizza. Ma, pensateci un attimo, non vale lo stesso anche per voi? Solo se non decidi non recidi ma se non decidi chi sarai? Chiedo venia, la predica scappa automatica! Ma torniamo a quanto stavamo dicendo.

Questo blog vuole essere un punto d’incontro per condividere un po’ di vita, pensieri, parole, storie ed esperienze, attività e proposte, uno squarcio dal quale spunti una prospettiva insolitamente lucente su questo nostro mondo. Vorremmo farlo a partire da quel singolarissimo personaggio, a noi così caro, che fu Francesco d’Assisi. In fondo, siamo tutti un po’ gelosi di Francesco; troppo felice, e per di più, senza neanche uno straccio di motivo per esserlo, almeno per noi. E di più ancora, non solo faceva a meno, ma addirittura evitava con sorriso fanciullesco tutto quello su cui noi ci affanniamo a costruire la nostra incerta felicità. 

Essendo cortese e generoso di natura, così lo descrivevano i suoi amici, non avrà difficoltà a farci prestito dei suoi occhi pieni di mistero e meraviglia. Come sarà apparso il mondo a quegli occhi? Un mondo capovolto dall’incontro con Dio in cui dovrà imparare a camminare a testa in giù, sembrando pazzo ai più e, forse, al tempo stesso, facendo tremare di follia l’apparente solidità delle comuni convinzioni. Chesterton, geniale scrittore inglese del secolo scorso, definì Francesco un «acrobata di nostro Signore», definendo al tempo stesso l’approccio dell’acrobata come «un concetto a gambe all’aria». Ciò che stupisce e al tempo stesso imbarazza davanti a un uomo come Francesco è il suo modo di «guardare al mondo in modo totalmente diverso dagli altri uomini, come se fosse uscito da quella buia caverna camminando sulle mani». 

Diciamocelo con franchezza, Francesco è uno di quegli uomini che è meglio non incontrare, perché quando lo incontri sul serio ti si pianta nel cuore un dubbio indelebile. E allora il cuore subito fantastica un dialogo:

Francesco, non ho il coraggio, eppure, vorrei farti una domanda, ma … è un po’ difficile e … insomma … non so se posso.
Dimmi pure e se saprò risponderti lo farò.
Sicuro? E se poi ti offendi?
Sicuro!
Quando vedo te mi viene da pensare: ma sei pazzo tu, o lo sono io? Sì, insomma, tra noi due, chi è il fuori di testa? Perché vedi, c’è una cosa che non mi lascia tranquillo ed è che tra quello che pensi tu e quello che penso io non c’è conciliazione, non c’è compromesso, non c’è accordo, né intesa, né via di mezzo.  M’aspettavo quasi la paternale, o almeno un amichevole rimbrotto. 
Sorpresa! Lui mi guarda, sorride, alza gli occhi al cielo mentre si abbassa a terra, mi bacia i piedi e se ne va.
E io rimango lì come uno scemo col suo dubbio e nei miei occhi il ricordo dei suoi occhi pieni di gioia.

E da dove poi gli verrà quella gioia? Che gioia può esserci a vedere il mondo a testa in giù? Chesterton, aiutaci: «Se uno ha visto il mondo capovolto, con tutti gli alberi e le torri appesi all’in giù come quando si specchiano in uno stagno, un possibile risultato sarebbe di mettere l’accento sul concetto di dipendenza. La correlazione è latina e letteraria: infatti il termine «dipendente» propriamente significa «appeso». Darebbe vita al testo delle Scritture in cui si dice che Dio ha appeso il mondo sul nulla… Chi ha visto che tutto il mondo è appeso al capello della misericordia di Dio, ha visto la verità… si tratta della scoperta di un debito infinito». 

Ed ecco il paradosso dei paradossi: un uomo che diviene pieno di gioia nel momento stesso in cui scopre di essere portatore di un debito infinito! Avete capito bene? Andatelo a dire a chi ha i conti in rosso e si trova la casa ipotecata, vedrete che gioia! Dunque? «Dire che se un uomo è veramente consapevole di non poter pagare il proprio debito, lo pagherà per sempre, è il più elevato e il più sacro dei paradossi. Restituirà per sempre ciò che non può restituire mai e che non ci si può aspettare che restituisca. Continuerà per sempre a profondersi in un pozzo senza fondo di infiniti ringraziamenti». Provate a contraccambiare a Dio ogni respiro di ogni minuto di ogni ora di ogni giorno di ogni mese e di ogni anno, se vi riesce. Altrimenti dite un grazie immenso sapendo che non basterà e siate felici. Benvenuti nella gioia francescana e benvenuti in questo blog.

I fratelli del Centro

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