sabato 9 marzo 2013

Preparare

di fra Francesco Mengoni

“Sono quasi pronta, sto arrivando!” quante volte una ragazza avrà gridato questa frase al proprio fidanzato appena arrivato sotto sua? Inutile dire che il ragazzo dovrà aspettare ancora molto… Questo perché nella vita non si è mai pronti, e il motto “io sono nato pronto”, a mio avviso, lo si trova sulla bocca di qualche spaccone!

Tutta la vita è un’intera “preparazione”, mi viene in mente quando ci si prepara per uscire la sera, per un incontro di lavoro, per affrontare la nuova stagione sportiva, per il compito in classe del giorno dopo, insomma ogni evento, ogni appuntamento, ogni incontro richiede che ci si prepari prima.

Questo verbo ci mette in moto quotidianamente e in questo  tempo speciale non si può non pensare ad un movimento particolare, forse il più importante della nostra vita, anche se sta scorrendo occupato da altri accadimenti, è la preparazione alla Pasqua.

Come ogni uomo si prepara nella propria vita anche Gesù come si dice dalle nostre parti “non è nato imparato”, ma nell’arco della sua vita affronta diverse “preparazioni”, basti pensare ai 40 giorni nel deserto che hanno preceduto l’inizio della sua predicazione, dove incontrerà la sua gente, e alla preghiera nel Getsemani in vista della croce, in cui incontrerà la morte. In entrambi i casi Gesù si prepara pregando, intessendo, quindi, una relazione con Dio Padre perché lo accompagni nell’annuncio del Vangelo e affinché non lo abbandoni nel momento più tragico della croce.

Questo Suo modo di incontrare le persone e gli avvenimenti della vita ci spinge a farci qualche domanda: e io come mi preparo? Come preparo un incontro? Caro lettore, tieni ben presente queste domande e appena finito di leggere questo post non andartene su fb, so già che ci sei già, addirittura forse hai la chat già aperta… Bene  con qualche scusa chiudi le conversazioni in corso e ritirati in camera, fatto? (così direbbe il buon vecchio Mucciaccia) E pensaci un po’ su...

Una buona preparazione evita “brutti incontri”. Infatti spesso mi chiedo come diventa la morte, la mia o quella di qualche caro, vissuta  senza Dio, cosa succede se in quell’accadimento Dio non lo faccio entrare? A me pare che il mistero di quell’evento diventi un vuoto disperato, al quale non solo non riesco a trovare il senso ma arrivo a dire che “tutto ciò non ha senso” e allora credo si possa diventare arrabbiati e prendersela con la crudeltà della vita e con il mondo che ci circonda, ai nostri occhi diventato totalmente ingiusto.  

Lo stesso nelle relazioni con chi incontriamo tutti i giorni, se non portiamo Cristo, se non proviamo ad “amare” come Dio ha fatto, chiunque ci si presenti davanti sia esso il datore di lavoro scorbutico, il professore acido, il vicino di banco, il collega, i familiari o il vicinato di casa, se non facciamo entrare Dio in quelle relazioni tutto si “riduce”. Il datore di lavoro sono costretto a relazionarmici, né va dello stipendio a fine mese, del voto nel caso del professore, diventa perciò tutto utilitaristico e quasi un’imposizione che come ogni cosa obbligata porta ad un odio di sottofondo, per non parlare dei  familiari o del vicinato spesso trattati con semplice indifferenza.

Se invece ci fermiamo a pregare un attimo la mattina e sappiamo che “Dio è in mezzo a noi”, ogni avvenimento non si riduce all’evento stesso ma racchiude in se anche qualcosa di più, un filo conduttore che accompagna la nostra intera esistenza e quella di chi abbiamo accanto: l’Amore di Dio. In tempo di Quaresima non c’è niente di più adatto di una… Buona Preparazione!

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