giovedì 28 marzo 2013

Credere

di fra Vittore Fiorini



Quando penso al verbo credere, si fa presente al mio spirito una scena che ho visto tante volte, specie nel continente africano: un non vedente preso per mano e guidato da un giovane che l’accompagna. Egli è a suo servizio, non lo lascia un momento. Il non vedente si fida totalmente, la sua vita dipende dalla sua guida, vede con gli occhi del suo accompagnatore, dipende da quanto gli comunica.

Credere è un’esigenza del vivere umano. Il metodo di conoscenza da tutti usato. Quanti atti di fede facciamo quotidianamente. C’è un legame profondo, una reciprocità tra credere e vivere. Senza credere non si vive. La vita è credere, fidarsi di un altro. È la condizione per cui l’umanità si organizza e progredisce. Guai se non ci si fidasse, tutto si bloccherebbe. Pensiamo alla scienza. Lo scienziato crede nelle conquiste raggiunte prima di lui. Se non si fidasse di chi lo ha preceduto e volesse verificare tutto da capo, la scienza non farebbe un passo, si resterebbe sempre all’inizio. Lo scienziato crede, fa sue le conquiste raggiunte e parte da questa certezza verso nuove conquiste.

Nella vita dello Spirito, credere è rapporto col Mistero. Credo, cioè mi fido di un Tu che è Padre, mi ama, mi chiama, mi conosce, non si inganna e non può ingannarmi. Un Tu in cui trovo le vere risposte al bisogno profondo del mio cuore. Credere è aderire a questo Tu, che mi comunica la certezza diversa, divina, ma non meno solida di quella che mi viene dalla scienza. Credere è accogliere come dono il senso profondo del mio io e del mondo, che nessuna creatura è in grado di darmi. Credere mi sostiene, e mi comunica un gusto di vita nuova, vera, eterna, indistruttibile. Credere è affidarmi a questo «Tu» con l’atteggiamento del bambino, il quale sa bene che tutte le sue difficoltà, tutti i suoi problemi sono al sicuro nel «tu» della mamma o del papà.

Credere è, sì, dono, ma è anche atto profondamente umano che esalta e porta a compimento tutto l’uomo. Solo chi crede si prende sul serio, salva la ragione, perché risponde a tutte le esigenze del suo cuore. Credere non è contrario né alla libertà né all’intelligenza, anzi le esige e le esalta. La ragione intuisce ed esige, la fede indica e rivela. Credere è una scommessa di vita, oltre me stesso, oltre le mie miopi sicurezze e i miei schemi. Credere è accogliere il mio limite, la mia creaturalità per affidarmi all’azione di un Altro che trasforma in profondità il mio io, rinnova il mio rapporto con ogni uomo e con tutta la realtà. Credere è un modo nuovo di vivere, di amare, di lavorare, di guardare. Così nel mio povero effimero umano assaporo l’eterno, il divino, un gusto di vita nuova.

Credere è affidarsi in tutta libertà e con gioia al disegno provvidenziale di Dio, certi che tutto è possibile a Dio. Come il patriarca Abramo, come Maria di Nazareth. Credere è un assenso con cui la nostra mente e il nostro cuore dicono «sì» a Dio. E questo «sì» trasforma la vita, apre la strada verso la pienezza, la rende così nuova, ricca di gioia e di speranza sicura. Credere è accogliere il progetto di un Altro, di Dio, rivelato nella persona di Cristo. Credere è come essere afferrato e affascinato da Cristo, che in me vuol rivivere il suo mistero. È vedere con i suoi occhi, amare con il suo cuore, fino alla gioiosa esperienza che non sono più io, ma Cristo vive in me.

Credere è incontrare la persona umana e divina di Cristo ed essere coinvolto in una comunione intima con la sua persona viva e concreta, presente qui e ora. Solo in Lui trovo la risposta al desiderio di felicità e di pienezza. Credere è il si totale, la consegna incondizionata della mia persona a Cristo. È la risposta libera d’amore a Colui che per primo si è offerto, consegnato per me. Solo Lui mi libera e mi salva, dà positività alla mia vita, senza lasciare da parte nulla di quanto mi appartiene. Credere è fare entrare il suo amore, il suo Santo Spirito, che rende attraente, luminosa, affascinante la vita, perché nulla si perde, neanche il capello che cade!

fra Vittore Fiorini

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