Riportiamo parte di un'interessante intervista rilasciata dal filosofo francese Fabrice
Hadjadi sull'educazione sessuale.
«La nozione di
educazione sessuale è problematica, perché la sessualità implica l’esperienza
del desiderio e del suo eccesso. Il desiderio sessuale non si educa così come
ci si educherebbe alla matematica: non è una semplice forma di istruzione. Si
tratta di un desiderio che ci fa sentire non più padroni di noi stessi. Questa
esperienza di spossessamento chiede di essere vissuta pienamente, e qui si
innesta l’esigenza dell’educazione nel senso di un “accompagnamento” del
desiderio.
Ma non per contenerlo, spezzarlo, diminuirlo, anzi: per andare fino in fondo.
Ma non per contenerlo, spezzarlo, diminuirlo, anzi: per andare fino in fondo.
EDUCAZIONE TECNICA
Invece oggi ci sono due modalità di praticare l’educazione sessuale fra loro opposte, ma
entrambe sbagliate. La
prima è la presentazione della sessualità secondo una modalità tecnica,
centrata sui temi del rischio per la salute e della pianificazione familiare,
per cui nei licei si dice: “Guardate che attraverso il sesso si trasmettono
malattie e si possono verificare gravidanze”. La gravidanza è messa da subito
sullo stesso piano delle malattie a trasmissione sessuale, e perciò si
consiglia il preservativo. Il dono della vita è messo sullo stesso piano di una
minaccia di morte, è visto come una malattia. Di conseguenza l’educazione
sessuale consiste nello spiegare come si applica un preservativo, come si
prende la pillola anticoncezionale o la pillola del giorno dopo,
eccetera. Ma questa non più è sessualità, è qualcosa dell’ordine di una
masturbazione con partner, di una masturbazione assistita.
L’uomo
è intrappolato dentro al suo stesso piacere, non
incontra nessuno, non è in una relazione sessuale che presuppone l’apertura
dell’uomo a una donna che desidera a tal punto che gli pare di vedere in lei la
strada della sua vita.
La sessualità è ridotta a un atto consumistico che deve essere gestito
secondo una modalità tecnica. Dicendo ai ragazzi: “Fate quel che volete,
però proteggetevi”, si trasmette l’idea che il cuore della sessualità non è
l’incontro, l’unione, la comunione, ma la preservazione. Infatti la parola
ultima è: preservativo. Ciò significa che l’amore viene
pensato in termini di preservazione, che la sessualità viene pensata in termini
di protezione di sé. Tutto è centrato su di sé, sul proprio piccolo
piacere: ci si serve dell’altro come di una cosa. Pasolini ha ben compreso e
denunciato questa distruzione della sessualità da parte del consumismo.
EDUCAZIONE MORALE
Dall’altra parte c’è un’educazione sessuale concepita secondo una modalità
morale estrinseca. Cioè da una parte si colloca il desiderio sessuale,
dall’altra la morale che viene a fare ostruzione. La morale borghese taglia la
strada alla sessualità perché la considera come qualcosa di pericoloso in sé. E
quindi cerca di controllarla. Dice che ci vuole il sentimento, il rispetto
dell’altro, eccetera. Come se, appunto, la sessualità fosse pericolosa in sé e
bisognasse aggiungervi qualcosa che in essa non è già presente. La morale non è
pensata a partire da ciò che il desiderio sessuale in quanto tale esige per
essere se stesso, ma a partire da qualcosa di esterno che viene a contenere
tale desiderio.
Dunque da una parte abbiamo il tecnicismo, dall’altra il
moralismo, ed entrambi sono inefficaci nell’educare i giovani. I quali, quando
gli si dice: “Facendo sesso proteggetevi”, tendono a rispondere: “Sì, ma se
tanto devo morire e dopo non c’è nulla, perché devo proteggermi? Che cos’è
questo aggeggio da buon piccolo borghese, per preservarsi? Dobbiamo morire! Che
ci importa dell’avvenire? Tanto vale andare al massimo, bere, ubriacarsi, farsi
tante donne. Mi dite che l’Aids uccide, ma io sono comunque destinato a perire,
e allora perché dovrei stare nei ranghi?”. Quando gli adolescenti reagiscono al
tecnicismo e al moralismo in questo modo, sono in realtà più profondi degli
adulti. Dietro una rivolta come questa, anche quando non è esplicitata, ci sono
una profondità e un’esigenza di senso che né il tecnicismo né il moralismo
possono dare».
IL CONTRARIO DELLA REPRESSIONE
«Lo
scopo di una vera educazione sessuale, a mio parere, deve essere l’affermazione
del desiderio sessuale fino in fondo. E del resto è quello che dice anche la
Chiesa. La Chiesa non proibisce certo il sesso, non è repressiva, al contrario:
è favorevole al sesso fino alle estreme conseguenze, non con un piccolo
preservativo che mi protegge, o con un lieve sfregamento che mi procura un
lieve piacere e poi me ne vado di corsa. No: fate pure, ma portate l’esperienza
alle sue estreme conseguenze. La questione centrale della
sessualità è la comunione feconda entro la quale i corpi esprimono quel che le
anime vivono. La morale della Chiesa non è contro il
sesso, è la liberazione sessuale che è contro il sesso, perché lo riduce a un
atto di consumo. La Chiesa è per la pienezza della sessualità».
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