mercoledì 30 ottobre 2013

Primi passi verso la preghiera del cuore

di fra Giuseppe Bartolozzi



Riportiamo di seguito il contenuto del nostro primo incontro della scuola di preghiera.

Scuola di preghiera! Precisiamo innanzitutto: chi è il Maestro di questa scuola? Il maestro è lo Spirito santo: “… lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi con gemiti inesprimibili”(Rm 8, 26). Lo Spirito di figli di Dio, quindi lo Spirito di Cristo (cf. Rm 8, 9), è l’artefice della nostra preghiera: è lui che dentro di noi grida “Abbà, Padre!”(Rm 8, 15). 

Nel vangelo di Giovanni la Samaritana, incontrando Gesù, afferma:“I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”. Gesù risponde: “Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. … Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito e quelli che lo adorano debbono adorarlo in spirito e verità” (Gv 4, 20-24). Pregare “in spirito e verità” è propriamente la preghiera cristiana poiché è fatta nello Spirito di Cristo. La preghiera non s’insegna, s’impara vivendola guidati dallo Spirito. L’invocazione dello Spirito santo sarà il primo momento nel metterci alla scuola della preghiera: “Padre, in nome di Gesù, dammi il tuo Spirito”(invocazione). 

Nel Vangelo c’è un episodio che ci introduce in quello che possiamo considerare l’atteggiamento fondamentale da tenere nella preghiera; cf. Lc 10, 38-42. Marta è agitata dalle molte cose da fare: per pregare bene è necessario che tutte le cose tacciano, è necessario innanzitutto il silenzio esteriore, ma anche quello interiore. Entriamo per quanto possibile nel nostro cuore, cioè nella parte più intima di noi stessi dove il Signore ci aspetta: “Adorate il Signore, Cristo, nel vostro cuore”(1Pt 3, 15). Questo è l’atteggiamento di Maria la quale si è posta ai piedi di Gesù. Ella ci insegna quella che possiamo chiamare la preghiera del cuore: mettersi davanti a Gesù in un profondo silenzio interiore per entrare in comunione con lui e con il Padre: “Chi mi ama sarà amato dal Padre mio … e prenderemo dimora presso di lui”(Gv 14, 21. 23). Gesù afferma che Maria si è scelta la parte migliore: è un invito a considerare che il dimorare con Gesù nella preghiera, mettendo da parte tutto il resto, è la parte più preziosa della nostra vita. Nessuno persevererà e progredirà nella preghiera se non avrà questa profonda convinzione. 

Rimanere con Gesù prestando a lui tutta la nostra attenzione; lo facciamo anche visivamente collocando sull’altare un’icona del Salvatore dipinta all’inizio del XV sec. dal beato Andrej Rublëv, grande iconografo russo. Che cos’è un’icona? “L’icona è per noi l’occasione di un incontro personale, nella grazia dello Spirito santo, con colui che essa rappresenta (VII Conc. Ecum.). Nell’icona non si tratta di una semplice presenza simbolica ma di una presenza personale. L’icona non vuole rappresentare un semplice ricordo di un fatto o di un volto ma è il segno di una presenza attuale. In questo senso è qualcosa di “sacramentale”. L’icona in quanto rivelazione e presenza favorisce l’incontro con il mistero del Dio vivente che avviene nella preghiera. La preghiera del Salmo: “Signore, mostrami il tuo volto”di fronte all’icona di Cristo “immagine del Padre”, diventa in un certo senso realtà. 

"Uno dei pregi più straordinari di quest’icona è che l’autore ha rappresentato un lieve movimento. Le spalle e la parte superiore del petto sono dipinte di tre quarti, mentre il volto, gli occhi, il naso e la bocca sono raffigurati perfettamente di fronte. In tal modo vediamo Gesù che si sta volgendo verso di noi. Più a lungo pregheremo davanti all’icona e più intensamente percepiremo questo movimento. Sembra quasi che Gesù si stia muovendo in avanti, ma che poi si giri verso di noi e ci guardi diritto in faccia" (Nouwen). Potremmo immaginare la scena riportata dal vangelo di Giovanni: “Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava disse: Ecco l’agnello di Dio! E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e vedendo che lo seguivano disse: Che cercate? Gli risposero: Maestro, dove abiti? Disse loro: Venite e vedrete. Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui”(Gv 1, 35-39). L’aspetto più significativo in questo volto del Salvatore è lo sguardo: i suoi occhi ci penetrano profondamente, ci attirano dentro il suo mistero e ci invitano a rimanere in lui e presso di lui: “Rimanete in me ed io in voi” (Gv 15, 4). 

La preghiera del cuore, fatta di silenzio e di attenzione amorosa verso il Signore, può essere difficile e faticosa, ma non preoccupiamoci se a volte ci sentiamo aridi, distratti e incapaci di pregare; insistiamo e abbandoniamoci ugualmente a questa presenza del Signore senza preoccuparci dei frutti della nostra preghiera: questi frutti ci sono sempre quando vogliamo veramente stare e dimorare con Gesù, anche se non possiamo e non dobbiamo misurarli con criteri umani o sensibili.

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