sabato 2 novembre 2013

Partire dal(la) fine

di fra Damiano Angelucci



Dal Vangelo secondo Matteo (5,1-12) - Festa di tutti i santi
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». 


COMMENTO 
Propongo una lettura alla rovescia di tutta la Bibbia, dall’Apocalisse alla Genesi, così da stupirsi dapprima delle meraviglie della Gerusalemme celeste per arrivare alle testimonianze della resurrezione di Cristo fatte dai pilastri della Chiesa, passando per i Vangeli dove si narra la stupenda vittoria di Gesù sul male e sulla morte, per arrivare alle origini della nostra caduta e della creazione. Così la smetteremmo di scandalizzarci della sofferenza, della cattiveria e del male degli uomini, e tutte queste tristi realtà sarebbero illuminate dalla gloria futura che ci attende e dalla definitiva vittoria di Cristo, vittoria che sarà anche la nostra e di tutti i santi.

Un modo diverso di porsi domande che non sia sempre quello che si blocca allo scandalo del dolore innocente chiedendosi il perché di tanta sofferenza conseguenza della caduta originale, ma che partisse dalla bellezza della vittoria di Cristo, dal profumo del suo e nostro destino , dal fascino di quello che ci aspetta, passato tutto e dopo aver sopportato tutto. Questo tutto che sta nel mezzo diventerebbe molto più soave e ci farebbe esclamare come a Sant’Agostino: “Felice colpa che ci meritò un così grande Redentore”.

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