di fra Damiano Angelucci
Dal Vangelo secondo Luca (21, 5-19) - XXXIII Domenica del Tempo Ordinario
In quel tempo, mentre alcuni parlavano
del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse:
«Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su
pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque
accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per
accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo:
“Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete
di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire
queste cose, ma non è subito la fine».Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro
nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti,
carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi
dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani
su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni,
trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora
occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare
prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri
avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai
genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi;
sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro
capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la
vostra vita».
COMMENTO
Credevo che l’Italia fosse un ottimo esempio di “
regno del tarocco ” . Andando in Benin mi son dovuto ricredere perché laggiù
nella vicina Nigeria son capaci di imitare, o meglio ci provano, qualsiasi
prodotto di marca. Dico ci provano perché poi sulla distanza ti accorgi che anche
le migliori imitazioni non durano nulla; ma questo non importa poi tanto al
medio consumatore africano che si accontenta di attirare un po’ di attenzione
sulla sua T-shirt di “Dolce e Gabbana” o sulla sua “Laqoste”, scritto (con la q
di quadro). Esiste il tarocco e la contraffazione anche del nome
di Cristo e Gesù ce ne mette in guardia. “Verranno nel mio nome dicendo ‘sono
io’… non andate dietro a loro”. Quanto è vero che nel corso dei secoli il nome
di Gesù è stato manipolato, strumentalizzato, strapazzato, girato e rigirato
per gli intenti più bassi e di palese autoesaltazione! Con il nome di Cristo
sulla bocca c’è chi ha fatto (e sta facendo) carriera in politica, negli affari
o nel quartiere.
Qual è allora il test di verità dell’autentico discepolo
di Cristo? Il trucco per distinguere l’originale dalle imitazioni? Chi ha il
copyright del nome di Cristo? Gesù stesso indirettamente fornisce il criterio
guida: la capacità di sopportare tradimento e persecuzione, ingiuste accuse e
morte. Colui che sa portare la croce e non cerca il successo delle folle, colui
che sa sopportare infermità e tribolazione, come dice Francesco d’Assisi nel
Cantico di frate Sole. Questi sono gli uomini capaci di annunciare la fragilità
dei valori mondani del successo, del potere, della bellezza esteriore, perché cose destinate tutte a finire. Come il tempio
di Gerusalemme che attirava tanto l’ammirazione dei giudei del tempo e che
effettivamente doveva essere di uno splendore quasi unico.
Tutto passa perché tutto è incamminato verso il nuovo mondo, quello a cui ci vuole traghettare con la sua croce il Signore nostro Cristo Gesù. La sua croce è la sola via d’accesso ai cieli nuovi e alla terra nuova e la denuncia della precarietà di quei valori di corto respiro per i quali non vale la pena fare compromessi. Ma proprio San Francesco ha portato nella sua carne quel marchio di autenticità di una vera esperienza cristiana: le sue stimmate sono come una firma di autentificazione da parte dell’autore che ha riconosciuto nel suo servo un esemplare conforme all’originale.
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