Tra la pioggia e la sorgente vi è un gioco divino.
La sorgente riceve. Tutto. Sa soltanto ricevere.
È accoglienza. È sete. È attesa. Povera, essenzialmente
povera.
Ed ecco che la sorgente assetata nasconde questo dono che
viene dall’alto nel mistero e nel silenzio. Nella purezza originaria della
madre terra. La sorgente non sa cosa sia l’impazienza. Non si cura di fare
sfoggio delle proprie ricchezze. Sa attendere. Conosce il prezzo di una lunga
elaborazione sotterranea.
L’acqua piovana, a volte, è torbida; ma chi dice
acqua di sorgente, intende l’acqua limpida, più pura e più fresca. Acqua di sorgente! Un giorno la sorgente offre al cielo e a
gli uomini il suo tesoro da tempo celato. A sua volta si fa dono e dispensa, a
intervalli, la pioggia: giorno e notte, estate e inverno.
Esistono sorgenti che non inaridiscono mai. Essa hanno
accolto la pioggia a tali profondità ed a tali altezze, che ciò che avviene in
superficie non può toccarle.
Così è la contemplazione.
Essa è il cielo e la terra nell’uomo.
È l’uomo fatto di cielo e di terra.
È purezza e dono nella povertà.
È il gioco divino della saggezza.
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