mercoledì 7 gennaio 2015

La seconda nascita del Figlio di Dio

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Giovanni (1,1-5. 9-14) - II Domenica di Natale
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.

COMMENTO
Chissà quante volte abbiamo sentito introdurre il Padre Nostro durante la S. Messa con queste parole: “Il Signore ci ha donato il suo Spirito, con la fiducia e la libertà dei figli diciamo … “ Il breve monito ci ricorda la vera e propria rinascita dall’alto che si rinnova ogni volta che per le mani del sacerdote viene offerto a Dio Padre il sacrificio di Cristo Gesù, presente nel pane e vino appena consacrati. Il Battesimo che ci rende un medesimo essere con Cristo (cfr CCC 2565) una volte per tutte, e l’Eucaristia che a lui ci incorpora in modo sempre più profondo, realizzano quello che Giovanni annuncia proprio nelle prime righe del suo Vangelo: “A quanti però l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio”.

La rigenerazione come figli di Dio non è opera nostra, ma è anzitutto frutto della Grazia divina che giunge alle nostre vite tramite quei prolungamenti dell’umanità di Cristo che sono i segni sacramentali. Questi segni ci trasmettono in modo efficace e reale la sua salvezza, il suo amore, la sua stessa vita, il suo spirito che prega in noi e in nostro favore Dio Padre chiedendo quello che neanche noi sapremmo o oseremmo  chiedere; si realizza proprio ciò che Gesù voleva indicare a Nicodèmo in quel celebre dialogo notturno, raccontato due capitoli più tardi: “se uno non rinasce dall’alto non può vedere il regno di Dio”. 

Si dice spesso vedere per credere, ma è ancor più vero il contrario: credere per vedere. Credere nel suo nome, appunto, per vedere cose veramente nuove sorgere nella nostra povera esistenza di mendicanti di Dio, per vedere la luce di Cristo rischiarare il nostro cammino verso un’esistenza più piena, più vivibile, o semplicemente più umana.

In questa prima Domenica dell’anno ci potrebbe far bene riassaporare la celebre espressione di San Paolo “Se uno è in Cristo è una creatura nuova, le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove” ( 2 Cor 5,17 ). Buon anno e buona rinascita a tutti!

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