di fra Damiano Angelucci
Dal Vangelo secondo Giovanni (1,1-5. 9-14) - II Domenica di Natale
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
COMMENTO
Chissà quante volte abbiamo sentito introdurre il Padre Nostro
durante la S. Messa con queste parole: “Il Signore ci ha donato il suo Spirito,
con la fiducia e la libertà dei figli diciamo … “ Il breve monito ci ricorda la vera e propria rinascita dall’alto
che si rinnova ogni volta che per le mani del sacerdote viene offerto a Dio
Padre il sacrificio di Cristo Gesù, presente nel pane e vino appena consacrati.
Il Battesimo che ci rende un medesimo essere con Cristo (cfr CCC 2565) una
volte per tutte, e l’Eucaristia che a lui ci incorpora in modo sempre più
profondo, realizzano quello che Giovanni annuncia proprio nelle prime righe del
suo Vangelo: “A quanti però l’hanno accolto ha dato il potere di diventare
figli di Dio”.
La rigenerazione come figli di Dio non è opera nostra, ma è
anzitutto frutto della Grazia divina che giunge alle nostre vite tramite quei
prolungamenti dell’umanità di Cristo che sono i segni sacramentali. Questi
segni ci trasmettono in modo efficace e reale la sua salvezza, il suo amore, la
sua stessa vita, il suo spirito che prega in noi e in nostro favore Dio Padre
chiedendo quello che neanche noi sapremmo o oseremmo chiedere; si realizza proprio ciò che Gesù
voleva indicare a Nicodèmo in quel celebre dialogo notturno, raccontato due
capitoli più tardi: “se uno non rinasce dall’alto non può vedere il regno di
Dio”.
Si dice spesso vedere per credere, ma è ancor più vero il contrario:
credere per vedere. Credere nel suo nome, appunto, per vedere cose veramente
nuove sorgere nella nostra povera esistenza di mendicanti di Dio, per vedere la
luce di Cristo rischiarare il nostro cammino verso un’esistenza più piena, più
vivibile, o semplicemente più umana.
In questa prima Domenica dell’anno ci potrebbe far bene
riassaporare la celebre espressione di San Paolo “Se uno è in Cristo è una
creatura nuova, le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove” ( 2
Cor 5,17 ). Buon anno e buona rinascita a tutti!
Nessun commento:
Posta un commento
Lasciate un commento