sabato 23 maggio 2015

Ciò che orecchio non può udire e occhio non può vedere

di fra Damiano Angelucci




Dal Vangelo secondo Giovanni - (15,26-27; 16,12-15) - Solennità di Pentecoste
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

COMMENTO
Il nostro carissimo Papa Francesco ultimamente ci sta ricordando la virtù della “parresia” cioè della franchezza, del saper parlare apertamente e sinceramente. Come molte altre, anche questa virtù è stata vissuta in pienezza da Gesù di Nazaret, non è da dubitarne, che è costretto però a rimandare all’azione dello Spirito Santo il completamento delle molte altre cose che vorrebbe dire, perché i suoi discepoli non potrebbero comprenderle, non essendo “capaci di portarne il peso”.


C’è un limite oggettivo nell’intelligenza e nell’anima umana e la conseguente necessità  che la rivelazione del messaggio di salvezza avvenga gradualmente, strada facendo, secondo la capacità di intenderlo. In un altro passo già Gesù aveva giustificato il permesso di Mosè di dar l’atto di ripudio alla propria moglie “a causa della durezza del cuore” (cfr Mt 19, 3-9) richiamando a ciò che era in principio nell’iniziale e felice condizione dell’uomo, in piena armonia con Dio: piena armonia alla quale lo Spirito ci vuole ricondurre dandoci un cuore di carne, e togliendo da noi il cuore di pietra, indurito dall’oblio degli insegnamenti del Signore.

Un secondo aspetto. Il centro della nostra fede, il volto della misericordia di Dio Padre, è sempre la persona di Gesù, via , verità e vita ma è così: ci sono cose che devono essere comprese con il cuore, nel profondo dell’anima, tramite ispirazione interiore e non sarebbero altresì sufficienti i nostri sensi comuni, la vista , il tatto o l’udito per maturare convinzioni radicate che conducano a scelte forti, definitive e costose in termini di rischi personali. Se ci pensiamo bene le scelte più importanti della nostra vita nascono proprio da convinzioni interiori, da sensazioni che elaboriamo nel sacrario interiore della nostra persona che è la coscienza. Ed è proprio qui che lo Spirito Santo, lo Spirito di Dio ci parla, con le stesse parole del figlio Gesù, con lo stesso amore di Dio Padre.

Ci verrebbe pensato che Gesù aveva tutto il tempo per istruire bene, accuratamente i suoi  discepoli, ma la comprensione per via sensoriale necessariamente dovrà essere completata da una comprensione per via spirituale. Di questo si incaricherà lo Spirito Santo che prenderà ciò che è del Padre e del Figlio stesso Gesù e lo comunicherà a tutti gli uomini di buona volontà che con cuore aperto e puro si disporranno alla ricerca della verità e del bene.

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