sabato 2 maggio 2015

Il vino che non prende d’aceto

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Giovanni (15, 1-8) - V Domenica di Pasqua
Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiuolo. Ogni tralcio che in me non dà frutto, lo toglie via; e ogni tralcio che dà frutto, lo pota affinché ne dia di più. Voi siete già puri a causa della parola che vi ho annunciata. Dimorate in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dare frutto se non rimane nella vite, così neppure voi, se non dimorate in me. Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete fare nulla. Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto, così sarete miei discepoli.

COMMENTO
 “Senza di me non potete fare nulla”. L’affermazione di Gesù è molto secca e priva di sfumature; eppure quante cose potremmo fare senza invocare il nome di Gesù! Quante cose gli uomini nel mondo intero fanno senza credere nel nome di Gesù, e molto spesso senza neppure conoscerlo! Questa affermazione colpisce proprio perché viviamo in un ambiente culturale molto attento alla dimensione del fare, del produrre, e addirittura con una certa superbia terminologica chiamiamo “creativi” coloro che riescono a pensare o a progettare cose nuove, spesso presunte tali. Insomma, il fare ci attrae molto e l’evidenza sembrerebbe smentire la categoricità di quanto detto da Gesù.

Anzitutto, tuttavia, il fare che interessa a Gesù non appartiene alla sfera delle cose che possiamo costruire o produrre ma piuttosto alle cose che possiamo fare o non fare per edificare una vita solida, bella, per poter porre le basi e le condizioni di un’esistenza degna della nostra natura umana che cerca ed esige gioia. Ricorderete quando Gesù paragona coloro che ascoltano la sua parola e la mettono in pratica a chi costruisce una casa sulla roccia … “cadde la pioggia, strariparono i fiumi “ eppure quella casa rimase al suo posto. Viceversa, chi non ascolta la parola di Gesù costruisce o, se volete, fa la sua casa sulla sabbia, con le ovvie catastrofiche conseguenze alla prima tempesta, cioè al primo imprevisto.

La nostra vita senza fede in Gesù non ha punti di riferimento, non ha punti di appoggio, non ha ancoraggi e la sua riuscita è piuttosto sottoposta alle mutevoli vicende della sorte. Secondariamente, proviamo a pensare anche alle cose che si possono fare più concretamente nella vita: opere dell’ingegno, del genio imprenditoriale, opere letterarie o altro. Al di là dei benefici che altri ne riceveranno, quale beneficio resterà per chi le ha prodotte se non sarà rimasto unito a Gesù, unica persona in cui c’è salvezza! Cosa varranno le più grandi cose fatte se chi le ha fatte non ha fatto esperienza dell’amore di Dio rivelato e donato in Cristo Gesù?

Il fare di Gesù è un far frutto in un orizzonte più ampio, è il fare qualcosa che possa rimanere per il mio bene e per la mia gioia più intima, adesso e anche quando passerà questa mia vita terrena. Per questo Gesù si definisce la vera vite, dove si raccolgono i frutti per il vero vino simbolo biblico della vera gioia, perché il vino di Gesù non prenderà mai sapore d’aceto.

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