venerdì 14 febbraio 2014

Questioni di cuore

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Matteo (5, 20-22a.27-28.33-34a.37)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».

COMMENTO
“Domaine litigieux, danger de mort!” (Proprietà contesa, pericolo di morte!). E' una scritta che ho trovato un giorno sul muro di una casa in Africa. Spesso si trova la dicitura" proprietà contesa" ma questa volta mi ha colpito l'aggiunta:  "… pericolo di morte!"In realtà nell'intenzione di chi ha scritto c'è la volontà di tenere alla larga potenziali intrusi che vogliano prendere le difese di una delle due parti; una sorta di avviso per dire: "non vi immischiate o ci lasciate le penne!". Però in questa frase c'è una saggezza evangelica ispirata dall'alto e che ritroviamo proprio nel brano di questa Domenica.

In fondo è vero: la divisione, la contesa, la lotta, portano sempre alla morte spirituale, alla riduzione della bellezza del vivere, anche di colui che riesce a spuntarla. L'odio genera morte eterna, ma di chi fino all’ultimo lo serba in cuore. Le parole di Gesù sono un rimprovero severissimo. Colui che dice all'altro "rinnegato" ne risponderà nel fuoco della Geenna. ( Mt 5, 22 )

Inoltre, non solo Gesù ci chiede prima di avvicinarci al suo altare di preoccuparci di ciò che noi abbiamo contro gli altri, ma di preoccuparci anche di ciò che gli altri hanno contro di noi; in teoria senza alcuna colpa oggettiva da parte nostra. Dice infatti "Quando presenti la tua offerta all'altare, se lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta , davanti l'altare, e va prima a riconciliarti con tuo fratello; poi torna e presenta la tua offerta (Mt 5, 23 ).

Il discepolo di Gesù deve essere sempre strumento di comunione, mai di divisione. Il fatto stesso che qualcuno possa soffrire per causa mia, anche se non ho alcuna colpa, mi deve interpellare e spingere a "guadagnare" alla pace il mio fratello, nella misura evidentemente della consapevolezza che ne ho. Certo, posso non essere a conoscenza di tutti quelli che ce l'hanno con me per non so quale motivo. Il Signore ci chiede di creare comunione là dove possiamo. E se il fratello rifiuta il gesto di comunione noi continueremo a pregare per lui.

Qui non si tratta di una purezza rituale, come quella che ricercavano i farisei (fariseo voleva dire appunto "puro") ma di una purità esistenziale, di vita, di cuore. Due domeniche fa' abbiamo sentito: "Beati i puri di cuore perché vedranno Dio!". Si, i puri di cuore vedranno Dio e lo fanno pure vedere agli altri. 

Cerchiamo la purezza del cuore, la pace con tutti, anche con quelli che ci hanno ferito e deluso.  E' questione di volontà, ma di una volontà che si dirige alla Grazia, perché il perdono, la pace sono doni della Grazia di Dio e senza la Grazia resteremo prigionieri all'infinito del rancore, dalla rabbia e dell'amarezza. Chiediamola insistentemente , con preghiere, digiuni e atti di carità concreti. La preghiera domanda, la penitenza ottiene, la carità riceve.

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